lunedì 4 giugno 2012

Padoa Schioppa on the EU

Cinque miti anti-europei da sfatare


Antonio Padoa Schioppa*
La crisi dell’euro e la condizione critica dell’economia (ma anche della politica) in Europa impongono di delineare con urgenza quello che dovrebbe essere il traguardo del processo di integrazione, iniziato sessanta anni orsono.
I veri ostacoli contro le necessarie riforme verranno dai cospicui interessi economici e soprattutto politici al mantenimento delle pur evanescenti sovranità nazionali mediante il potere di veto e attraverso il mancato riconoscimento del ruolo spettante al Parlamento europeo. E verranno altresì dal ricorso spregiudicato (sincero o meno, a seconda dei casi) ad ideologie superate. Nulla di più pericoloso e tenace delle idee sbagliate. Ne indichiamo qui alcune, in estrema sintesi.
Demos: “l’UE non può diventare uno Stato, neppure uno Stato federale, perché non possiede un demos unitario.” Come se per la maggior parte degli stati l’unità nazionale non fosse un prodotto dello stato, non un suo presupposto; e poi un “comune sentire” europeo esiste già, nella concezione dello stato sociale, nell’atteggiamento verso le guerre, nell’apertura alla dimensione planetaria.
Sovranità: “solo lo Stato nazionale è la sede naturale della sovranità e della democrazia politica.” No: la nozione monolitica della sovranità come pertinente al solo Stato nazionale non regge più né dottrinalmente né storicamente. Già oggi l’esercizio della sovranità è suddiviso a diversi livelli, dal municipio alla regione allo stato nazionale al continente al mondo. E il titolare è solo l’individuo, l’insieme dei cittadini che delegano la sovranità ai diversi livelli in base al principio di sussidiarietà.
Identità: “la sola identità è quella nazionale.” No, essa non è neppure l’identità prevalente, né mai lo è stata. Non esiste solo l’identità nazionale bensì un fascio di identità (locale, regionale, nazionale, europea, mondiale): ogni individuo le ha tutte in sé, insieme con molte altre, di natura non territoriale ma storica, sociale, culturale, individuale. L’identità individuale è costituita da questo ventaglio, diverso in ciascuno.
Istituzioni ed elezioni europee: “i cittadini non sentono l’Europa, ne è la prova la decrescente partecipazione elettorale e il disinteresse verso il Parlamento europeo.” No, il disinteresse dipende dal fatto che i cittadini non hanno la percezione di quanto del loro presente e del loro futuro dipenda già oggi, in positivo, dall’esistenza dell’Unione; e dipende dal fatto che l’organo che li rappresenta legittimamente, il Parlamento europeo, è ancora privo del potere pieno di legiferare e di controllare il governo e il bilancio dell’Unione. Quando ciò accadrà, ci sarà maggiore consapevolezza dell’importanza del voto europeo. Né va dimenticato che la crisi delle democrazie occidentali e l’allontanamento dal voto sono fenomeni generali (negli Stati Uniti vota poco più del 50% dei cittadini). Rimedi e nuove forme di partecipazione vanno trovati per tutte le democrazie, anche a livello nazionale.
Fattore tempo: “l’Europa politica non è ancora matura, è un traguardo per le prossime generazioni”. No, il momento per arrivarci è adesso, l’edificio è già in buona parte costruito, si tratta di completarlo trasferendo al livello europeo quei comparti della sovranità che nominalmente sono ancora degli stati ma che questi non sono più in grado di esercitare in un mondo globale. La rapidità con la quale il mondo si trasforma rende urgente che l’Europa compia il cammino che ancora resta per raggiungere il traguardo. Il mondo del futuro va preparato oggi, domani per l’Europa sarebbe ormai troppo tardi.

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